Riportiamo questo articolo, pubblicato su VICE News a firma di Payton Guion nella giornata di ieri, al solo scopo informativo. Sappiamo bene che la sicurezza sulle navi da crociera sia una priorità per le compagnie, e non è dunque il caso di creare inutili allarmismi. [ndr]
SSe gli aereoporti e le stazioni di frontiera in tutto il mondo hanno rinforzato la sicurezza per arginare il flusso di aspiranti jihadisti verso il Medio Oriente, alcuni combattenti islamici avrebbero iniziato ad utilizzare un percorso alternativo per raggiungere le loro destinazioni: le navi da crociera.
A rivelarlo è stata l’Interpol, l’agenzia di polizia internazionale che ha notato questa nuova tendenza negli ultimi tre mesi di flussi verso la Turchia, la destinazione più ambita per aspiranti combattenti. L’Agenzia non ha specificato quanti sospetti terroristi hanno utilizzato negli ultimi mesi le navi da crociera come ponte, ma ha consigliato ai paesi interessati di aumentare il livello di protezione sia negli aeroporti e che alle compagnie di crociera.
Come dichiarato dal direttore del dipartimento di contro-terrorismo dell’Interpol, Pierre Hilaire, gli aeroporti hanno controlli molto più severi e le navi da crociera sono dunque diventate il vettore per raggiungere la Siria. Oltre ad un relativamente minor controllo, i numerosi porti di sbarco per una sola giornata rendono difficile per le autorità monitorare gli spostamenti dei sospetti.
Oltre ad una sicurezza relativamente meno efficace, gli itinerari di crociera sono attraenti per gli aspiranti combattenti, perché la possibilità di sbarcare in numerosi porti rendono difficile per le autorità monitorare i loro movimenti.
Interpol si prepara ad espandere un programma pilota denominato I-Checkit, che le compagnie aeree, alberghi, banche ed armatori possono utilizzare per confrontare le informazioni dei passeggeri con i dati dell’Interpol. I
Su questo tema, Clia (Cruise Line International Association) ha dichiarato con un comunicato che:
“Le compagnie di crociera impiegano professionisti della sicurezza a tempo pieno, molti dei quali sono ex ufficiali delle forze dell’ordine, che sono in contatto regolare con le autorità locali e internazionali”