L‘Italia è pur sempre il ponte nel Mediterraneo, un ponte che fa da calamita alle compagnie di crociera che vedono l’Italia come la Terra Santa delle crociere.
Con riferimento alla vitalità dei porti italiani, Civitavecchia, Venezia, Napoli, Livorno e Savona condividono la leadership europea; i cinque italiani sono presenti in classifica tra i primi 10 porti europei. In particolare il porto di Civitavecchia, secondo solo allo scalo di Barcellona, è al vertice del ranking europeo per numero di imbarchi, sbarchi e transiti, e ha registrato nel 2011 un totale di 2,4 milioni di passeggeri.
A seguire tra gli italiani, Venezia, con quasi 1,8 milioni di passeggeri; Savona, con 850.000 e Genova, con 798.000.
Con 1,1 milioni di passeggeri in transito nel 2011, Napoli, pur non essendo scelto da qualche compagnia come porto di imbarco e sbarco, (ad accezione di Costa, Msc e dal 2013 dalla Royal Caribbean) è invece il principale porto di scalo europeo, seguito nella classifica nazionale da Livorno, Bari, Palermo e Messina.
Nel quadro generale, nel 2011 il settore delle crociere ha contribuito all’economia europea l’importo record di 36,7 miliardi di euro (+6% rispetto al 2010) e ha garantito un significativo livello occupazionale, con circa 315.500 persone complessivamente impiegate.
E inoltre: in cinque anni (2006-2011) il settore ha registrato una crescita del 54%. Circa 5,6 milioni di passeggeri si sono imbarcati da un porto europeo, a prescindere dal continente di provenienza, con un incremento del 7,1% rispetto al 2010; classifica capitanata dai porti di Barcellona, Venezia e Civitavecchia.
Sono questi i principali dati emersi a Bruxelles dalla presentazione del nuovo report di ECC – European Cruise Council.
Hanno detto:
“Nonostante uno scenario internazionale difficile – ha commentato Manfredi Lefebvre d’Ovidio, Presidente di ECC – il settore delle crociere ha registrato risultati sorprendentemente positivi. La nostra industria è tuttavia chiamata a confrontarsi con nuove sfide che non provengono esclusivamente dalla crisi economica, ma anche dalla cronaca recente nonché da alcuni ritardi istituzionali e dal crescente impatto del costo del carburante. Occorre quindi uno sforzo congiunto da parte nostra e delle autorità di regolamentazione per superare queste criticità in modo da permettere un’ulteriore crescita dopo quella registrata negli ultimi dieci anni. Alla luce di ciò e della strutturale solidità del comparto, abbiamo buone ragioni per ritenere che l’industria delle crociere uscirà rafforzata da questo momento di incertezza”.