La nave da crociera Ocean Dream, appartenente alla Shanghai Eastime Ship Management, ha concluso il suo servizio in modo molto triste: è affondata a due chilometri dal porto di Laem Chabang, nella provincia di Chonburi, in Thailandia.
Per noi una notizia dolorosa, in quanto la nave è stata un piccolo gioiello costruito dai Cantieri Navali Riuniti di Riva Trigoso (oggi Fincantieri) e ricordata nei mari italiani come la Flamenco di Festival Crociere.
Si è capovolta su un fianco, destando non poca preoccupazione, dopo essere stata abbandonata più di un anno fa da equipaggio ed armatore. Dall’acqua emerge ora solo circa metà dello scafo.
Le autorità locali stanno monitorando la situazione, in pensiero per il pericolo di sversamento in mare di idrocarburi con conseguente rischio di inquinamento dell’ecosistema marino.
L’armatore, la Shanghai Eastime Ship Management, sarà citato in giudizio dalle autorità thailandesi e teoricamente sarà costretto ad accollarsi i costi di rimozione del relitto. La società era già stata più volte sollecitata a spostare la nave dal suo ormeggio improvvisato, un appello sempre caduto nel vuoto, tant’è che l’Ocean Dream era abbandonata a se stessa, priva di qualunque manutenzione.
Dopo la valutazione dei costi di rimozione verrà (forse) stabilito a quale società di salvataggio affidare l’operazione, ma non ci sarà da stupirsi se il vecchio scafo resterà in quelle acque per parecchi anni, finendo con l’essere “demolito” sul posto dall’azione delle correnti marine.
La nave, 17.042 tonnellate di stazza lorda per 163 metri di lunghezza, era stata commissionata nel 1970 dalla Norwegian Caribbean Line (oggi Norwegian Cruise Line) con il nome di Seaward. Entrò in servizio per la compagnia di Kloster nel 1971, mentre la gemella, a seguito dei problemi finanziari del costruttore, fu acquistata da P&O che la ribattezzò Spirit of London. Con questo nome lasciò la Liguria nel 1972 per diventare Sun Princess nel 1974 dopo l’acquisto da parte di P&O di Princess Cruises.
Dal 1988 al 1998 cambiò altre due volte proprietà, prima di passare a Festival Crociere con il nome di Flamenco. In questo periodo la nave ha vissuto i suoi anni migliori, ritornando anche nei porti italiani fino alla celebre bancarotta di Festival nel 2004. Dopo la vendita all’asta seguirono altri cambi di proprietà e di bandiera, fino al triste epilogo che vi stiamo raccontando.
Come altre volte vi abbiamo ampiamente descritto, spesso “la fine” delle navi è tutt’altro che dignitosa: per lo più finiscono su qualche spiaggia del Pakistan o dell’India per essere demolite, in condizioni igienico-sanitarie terribili per gli operai e per l’ecosistema.
Questa notizia ci conferma come questa spiacevolissima realtà continui ad essere attuale, oltre al fatto che siamo sempre addolorati quando scopriamo della scomparsa di un’altra bella nave. Sono davvero poche quelle ancora in vita, quelle ancora a “forma di nave” e non a forma di condominio.
Perché è vero, la tecnologia fa progressi da gigante e le navi sono sempre più ricche e sempre più grandi, ma il fascino delle piccole navi affusolate resta indimenticabile.
(fonte della notizia: Matteo Martinuzzi per Il Secolo XIX)