Ecco l’articolo uscito sul settimanale Panorama rigurdante la compagnia MSC Crociere che in tempi di crisi non licenzia, m assume….leggete
di Alessandra Gerli Nuovi investimenti, nessuna rotta interrotta e neanche una delle oltre 400 navi della flotta ormeggiata in attesa di tempi migliori. Non uno dei 35 mila dipendenti del gruppo licenziato, piuttosto nuove assunzioni, a colpi di 1.500 persone alla volta, e una certezza, più che un pronostico: l’ondata della crisi è in ritirata, “la ripresa comincerà a giugno”. Continuare a crescere al tempo della grande recessione si può, a patto di “non sbagliare mai la direzione” afferma senza modestia capitan Gianluigi Aponte, un uomo partito dal nulla e diventato il padre e padrone di un impero del mare da 13 miliardi di dollari. Avviata 39 anni fa con una nave portarinfuse di seconda mano, oggi la sua Msc è la seconda flotta cargo del mondo e la numero quattro nelle crociere. “Siamo sempre stati capaci di volgere in positivo per noi una situazione internazionale negativa” non minimizza lui. “E sappiamo farlo anche ora”. Grazie a un robusto piano di investimenti avviato nel 2003, che si è tradotto in 5 miliardi e mezzo di euro spesi per acquistare 10 navi, i nuovi posti di lavoro arrivano dalle crociere. Dopo le 1.500 persone assunte a fine 2008 per la Msc Fantasia, com’è stata battezzata l’ammiraglia varata poco prima di Natale, ce ne sono altrettante da trovare adesso. Una schiera di hostess, elettricisti, cuochi, camerieri, animatori, tecnici del suono e delle luci, commessi, dj, oltre allo staff del ponte di comando, destinati a formare l’equipaggio della Splendida, un’altra nave magnum alta più della Tour Eiffel, che sarà inaugurata l’8 luglio ospitando i grandi del mondo al G8 sull’isola della Maddalena. Altre 1.300 persone dovranno essere reclutate entro febbraio 2010, data di consegna di una nuova, anche se leggermente più piccola, cattedrale del mare. E 3 mila ulteriori ingaggi potranno essere necessari nei prossimi tre anni, se andranno in porto le trattative in corso con i Chantiers de l’Atlantique, francesi, da 8 mesi finiti sotto il controllo della coreana Stx. Lo scorso settembre la Msc Crociere aveva ordinato due navi da 3 mila passeggeri ciascuna. Ora vorrebbe cancellare quella commessa, ma solo per fare di più e passare a due navi uguali alla Fantasia e alla Splendida, in grado di far viaggiare quasi 4 mila ospiti a testa. “È così, anche se solo un prezzo interessante può farci decidere” dice Pierfrancesco Vago, amministratore delegato delle crociere della Msc e genero di patron Aponte. “Questo è un momento interessante per gli investimenti” spiega. “I prezzi delle materie prime sono crollati, i cantieri (a corto di commesse, ndr) molto disponibili. Le due big mondiali delle crociere, ambedue americane, sono quotate e quando le cose vanno male la borsa porta grandi svantaggi, con la capacità di investimento che si riduce”. Mentre “una compagnia privata come la nostra può avere grandi vantaggi e fare buoni affari”. Se le crociere assumono, e da quest’anno di crisi globale si aspettano “una crescita del 45 per cento e 1,2 milioni di ospiti a bordo” (perché “con un prezzo medio di 100 euro a testa al giorno tutto compreso, e i figli fino a 18 anni che non pagano, non c’è vacanza che tenga il confronto”), il cargo targato Msc non si ridimensiona. “Mentre i nostri concorrenti hanno mandato a casa anche 5 mila persone, noi siamo l’unica compagnia al mondo che non ha licenziato nemmeno una persona” tiene a sottolineare Gianluigi Aponte. “Sono stato io stesso a dare quest’ordine. Il fattore umano è la cosa più importante nella nostra società”. Arriva a dire che “prima di licenziare, dobbiamo arrivare al tappeto”. Dal tappeto, comunque, Aponte si sente lontano. Negli ultimi 12 mesi la Msc ha aumentato la sua capacità di carico del 25 per cento. L’ultima nave, la numero 415 della flotta, presa in consegna lo scorso 1° aprile, è un colosso in grado di trasportare 14 mila container. Altre 59 sono in costruzione. “Sì, cresceremo ancora indipendentemente dalla crisi” tira le somme Aponte, che pure non ne minimizza l’impatto. Ferme nel porto di Singapore oggi ci sono 500 navi da carico. Tutte navi piccole, da 3 mila contenitori ciascuna, dimostratesi antieconomiche in tempi nei quali il prezzo dei noli si è ridotto a meno di un ottavo nel giro di poche settimane. Dal suo quartier generale di Ginevra, dove controlla le merci che si muovono sui mari di tutto il mondo, Aponte ha visto i traffici bloccarsi ovunque, completamente e contemporaneamente. “Tutto è iniziato la scorsa estate” riferisce. “Per effetto dell’erosione del loro capitale le banche hanno stretto sulla capacità di finanziamento. Venendo meno i finanziamenti per le operazioni di acquisto, i trader hanno iniziato a comprare meno. La minore pressione del mercato ha cominciato a fare scendere i prezzi. Coloro che volevano comprare hanno smesso di farlo, perché aspettavano che i prezzi arrivassero al minimo. Quelli che invece avevano ricevuto le merci hanno preso a venderle piano piano e solo nei loro paesi. Ma pure chi comprava piccole quantità ha cominciato ad aspettare, in attesa dei ribassi”. Risultato: “Da agosto a dicembre il commercio mondiale si è paralizzato”. Tutta colpa degli hedge fund. Per Aponte sono “questi fondi speculativi i colpevoli che hanno creato la crisi. Hanno investito molto nelle materie prime, spingendole a valori altissimi. Così si è uccisa l’economia mondiale”. Il peggio, però, secondo Aponte è passato. “I traffici si stanno rimettendo in moto”. E smentisce persino la Wto, che per quest’anno prevede un calo del commercio globale del 9 per cento, il peggiore dai tempi della Seconda guerra mondiale: “No, non sarà così. Anche perché le misure prese dai governi sono adeguate. Sono stati iniettati moltissimi soldi e i frutti li vedremo presto. La ripresa comincerà in giugno”. La ragione di tanto ottimismo sta in una constatazione solo apparentemente semplice: “Viviamo in un mondo nel quale la popolazione cresce al ritmo di 60-70 milioni di persone all’anno e la qualità della vita migliora per tutti. I consumi non si possono arrestare”. Ed è proprio dai consumi che bisogna ripartire. “Si deve stimolare il consumismo” come lo chiama lui. “Non serve finanziare la General Motors affinché produca auto se nessuno ha i soldi per comprarle. Il denaro va dato ai consumatori”.