In Italia per quasi tutta l’estate politici ed opinione pubblica si sono interrogati sull’utilità e sulle molteplici problematiche legate alla missione MARE NOSTRUM.
Ricordiamo che l’operazione è iniziata il 18 ottobre 2013 per fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria in corso nello Stretto di Sicilia, dovuto all’eccezionale afflusso di migranti ed ha un costo mensile abbastanza elevato.
Così mentre si continua a discutere sulle modalità di questa missione umanitaria che coinvolge in prima linea l’Italia ed indirettamente tutta l’Europa, due coniugi hanno deciso di acquistare un imbarcazione, la “Phoenix I”, adeguarla e renderla operativa non per delle crociere private o party esclusivi ma per pattugliare le acque territoriali maltesi con l’obbiettivo di aiutare i barconi di profughi che intercetterà lungo la propria rotta.
Forma di pubblicità o buoni samaritani?
Secondo le parole dell’armatore, in questo caso la signora Catrambone, tale operazione di pattugliamento non è una forma di pubblicità, ma solo un modo per evitare che persone muoiano davanti ai nostri occhi.
L’idea nasce durante una vacanza a Lampedusa effettuata lo scorso anno, quando in barca si vede una giacca galleggiare in mare. La mente si apre e si ricordano delle parole di papa Francesco.
A bordo della “Phoenix I” c’è un equipaggio in grado di gestire ogni tipo di emergenza. La nave può ospitare fino ad un massimo di 150 persone ed offrire le prime cure.
La nave si muoverà soprattutto in acque maltesi e grazie all’aiuto di due droni di ultima generazione, telecomandati dalla nave potranno individuare barche in difficoltà in un raggio di 50 miglia.
In conclusione l’intento dei coniugi Catrambone è solo quello di un piccolo contributo versus un’emergenza senza precedenti.
“Se quelli che ne hanno la possibilità facessero come noi, forse la situazione non sarebbe così disperata” secondo la signora Catrambone.