Ecco l’intervista realizzata dal quotidiano “ilsecoloxix” all’amministratore delegato di Costa Crociere Pier Luigi Foschi.
La cerimonia di venerdì prossimo ha tutta l’aria di una festa in grande stile, ma i maligni sostengono che il doppio battesimo, in tempi di crisi, vi farà risparmiare dei bei soldi… «Al contrario, abbiamo investito su una cerimonia che stupirà Genova e che entrerà nel guinness dei primati». Nessuna crisi, quindi, per Costa Crociere? «La crisi quando c’è, c’è per tutti, ma ogni azienda, ogni realtà la vive in modo diverso. Noi, abbiamo ancora tre navi in arrivo da qui al 2012. Già a metà 2010 la crisi dovrebbe essere in parte superata. A quel punto potremo guardarci intorno e valutare con Fincantieri un progetto in grado di sviluppare,guardando al futuro, le tecnologie di “Luminosa”. Senza andare però oltre con le dimensioni». È la fine del gigantismo navale? «Per quanto ci riguarda, sì. Credo vadano privilegiati altri aspetti, dall’ambiente al comfort per i passeggeri. Non è detto che altre compagnie si regolino diversamente». A proposito di altre compagnie, conferma l’acquisizione del 100% di Iberocruceros? «Sì, è stata un’ottima operazione. A dimostrazione che si possono fare affari anche in tempi di crisi, senza piangersi addosso. Ora stiamo solo aspettando il semaforo verde della commissione antitrust spagnola, ma siamo fiduciosi. Loro basano i giudizi sulla convenienza o meno per i consumatori. E cosa c’è di meglio, come garanzia, di un grande marchio internazionale come il nostro?» Che tipo di operazione è stata? «Abbastanza semplice. D’altronde questo in Spagna è un momento molto difficile. È un Paese che sta soffrendo particolarmente il fatto di essersi affidata, per emergere, ad un paio di settori, senza diversificare. Una volta andati in crisi quei pochi, settori, come le costruzioni, il castello è crollato. E così siamo riusciti a strappare un prezzo vantaggioso». Altra scommessa sembra essere Dubai, dove posizionerete le nuove navi. Come vi regolerete con la pirateria? Non temete un altro caso “Msc Melody”? «Le rotte sono sicure, lontane dal golfo di Aden. L’unico potenziale rischio ci sarà quando partiremo dall’Italia per posizionarle. Ma abbiamo i nostri contatti e sappiamo come tutelarci. E poi il caso “Melody” è più unico che raro: erano stati attaccati da un gruppo di disperati che con il loro barchino avevano perso contatto con la nave-madre. Più che attaccare la nave, mi risulta volessero mangiare e bere, insomma salvare la pelle». State ampliando il vostro home port di Savona, cosa ne pensa dell’annosa questione dei dragaggi a Genova? «Quel che dice oggi Msc io lo andavo dicendo nel 1999. I porti vanno tenuti sempre vivi. Mi pare ovvio che se ogni tanto non si procede coi dragaggi, l’acqua sarà sempre meno. Poi non si è mai davvero deciso come agire sulla questione traghetti-navi da crociera. Portano entrambi passeggeri, ma hanno due funzioni molto diverse. Pretendere che debbano condividere gli stessi spazi, crea problemi alle compagnie da crociera. Insomma, vedo sempre un po’ di confusione a Genova, ma non voglio mettere becco. Oggi non siamo nel porto di Genova, e quindi non vivendo da vicino la situazione preferisco non parlarne». Genova vuol dire anche riparazioni navali… «Purtroppo solo per le navi più piccole. Le più recenti le dobbiamo trasferire a Palermo e Trieste dove ci sono bacini più capienti. Così facendo, però, portiamo via lavoro alla Liguria e spendiamo un bel po’ di soldi per i trasferimenti. È un peccato, davvero, ma per ora non vedo una soluzione». ROBERTO SCARCELLA