Il gabbiano Jonathan Livingston
di Hall Bartlett – 1973
Domande esistenziali, tipiche dell’uomo, se le pone, questa volta, un gabbiano, Jonathan. La voglia di volare più in alto di tutti, abbattere i limiti imposti alla sua razza e soprattutto il grande desiderio di libertà, fanno del gabbiano, protagonista del film, un essere solo perché tra i suoi simili non trova appoggio, nemmeno nella sua famiglia.
Così, esiliato, è costretto a lasciare la costa dove è nato e la famiglia. Jonathan si avvia alla scoperta del mondo esercitandosi, fino allo sfinimento, in quelle prove acrobatiche non proprio tipiche di un gabbiano ma che lo porteranno, finalmente, alla libertà.
Più che un film direi un vero e proprio documentario, con scene molto realistiche sulla natura, visionario e suggestivo, un capolavoro di immagini, con un gabbiano parlante o meglio pensante perché, proprio come noi umani, esso si perde in pensieri malinconici, esistenziali, sulla propria vita e sul futuro e di cosa accadrebbe se finisse col diventare uguale agli altri.
Il documentario, forse un po’ lungo, non fa una piega, realistico, toccante, malinconico e speranzoso fa volare non solo il gabbiano ma anche la fantasia del pubblico verso il mare, verso l’orizzonte al tramonto verso quella terra chiamata libertà dove solo pochi hanno avuto la fortuna di approdare.
Nota: Il film è tratto dal romanzo breve di Richard Bach (1970) e vinse il Golden Globe nel 1974 come Migliore Colonna Sonora (Neil Diamond) e ebbe 1 Nomination ai Golden Globe come Miglior Canzone e ben 3 Nomination all’Oscar come Miglior Montaggio (Frank P. Keller), Miglior Fotografia (Jack Couffer) e Miglior Montaggio (James Galloway).
Recensione a cura di Stefano Mosca per la rubrica “Cine-Mare”