Prima che un fortissimo uragano (forse il più forte mai registrato da quando l’uomo ha iniziato a misurare l’intensità di simili eventi) che ha causato molti morti e danni nelle Filippine, si discuteva sul fatto che molti marittimi filippini che lavorano a bordo di navi europee rischiano di essere lasciati a terra.
A non soddisfare i rigidi standard di sicurezza imposti della Commissione Europea sono le modalità ed il livello di formazione dei centri che preparano comandanti, ufficiali e personale di vigilanza che viene poi imbarcato sulle navi mercantili di tutto il mondo.
Non sono mancate rassicurazioni da parte dell’’ambasciatrice filippina in Belgio, che ha già espresso ottimismo sull’esito di questa indagine, affermando che gli istituti del suo Paese rispettano tutte le norme richieste dall’Stcw (Standards of Training, Certification and Watchkeeping for Seafarers), la convenzione internazionale sulle regole di addestramento per i marittimi adottata il 7 luglio 1978 dall’Imo, l’Organizzazione Marittima Internazionale.
Inoltre, davanti ad un gruppo di cronisti, l’ambasciatrice ha anche affermato che nella peggiore delle ipotesi, e cioè nel caso in cui Manila non dovesse passare questa indagine di controllo sulla formazione, il divieto sarà imposto solo agli ufficiali che comprendono solo il 20% dei marinai filippini impiegati su navi europee.
Per ora, sono finite sotto la lente d’ingrandimento europea 17 scuole nautiche, istituti che a livello nazionale hanno formato i 350mila uomini provenienti dall’arcipelago asiatico e che al momento sono imbarcati su navi mercantili di diverso tipo. Indagine che è partita sebbene le Filippine siano nella lista bianca dell’Organizzazione Marittima Internazionale delle Nazioni Unite, rispetto ad alcune delle bandiere considerate più a rischio, come quella albanese, cambogiana, nordcoreana e colombiana.
Forse a livello mediatico avranno influito negativamente gli ultimi tragici incidenti marittimi accaduti nelle Filippine, l’ultimo lo scorso agosto, quando un un’imbarcazione super affollata andò a sbattere contro una nave container al largo di Cebù, probabilmente perché non furono rispettate le regole di base da seguire in entrata e in uscita dal porto.
Auspichiamo per la sicurezza di tutti coloro che navigano che indagini dell’Unione Europea possano essere intraprese anche nei confronti di altri Stati del mondo che forniscono personale alla marina mercantile Europea.