L‘anno 2013 segna un meno anche nel settore delle demolizioni navali, infatti, si stima che sono state rottamate 645 grosse navi commerciali, di cui 238 europee, sulle spiagge del Sud dell’Asia.
In questo settore, dato che molto spesso lo smantellamento delle navi avviene in condizioni lavorative ed ambientali poco conformi alle leggi, va letto in senso positivo per l’ambiente e per le migliaia di lavoratori che spesso perdono la vita lavorando per qualche $ dollaro al giorno, poiché rispetto al 2012 le navi rottamate su queste spiagge sono diminuite da 850 a 645, quindi c’è stata una riduzione del 24% in un anno.
Delle 238 navi europee, 85 provenivano dalla Grecia, 68 dalla Germania, 16 dall’Inghilterra, 11 dall’Italia ed il resto dagli altri stati europei.
I dati sono forniti dal report annuale di Shipbreaking Platform, un’organizzazione non governativa per la protezione dei diritti umani, dei diritti del lavoro e dell’ambiente.
Le imbarcazioni contengono spesso materiali tossici, dall’amianto a metalli pesanti come piombo e mercurio, che vanno smaltiti in maniera corretta per evitare un danno all’ambiente ma anche alla salute umana, in primis degli addetti ai lavori.
«Ci preoccupa in particolare il fatto che tre traghetti della Tirrenia siano stati venduti per essere smantellati sulle spiagge dell’India l’anno scorso. Le navi battevano bandiera italiana, sono state utilizzate solo in Italia ed erano di proprietà dello Stato fino a poco tempo fa. La legge Ue proibisce l’esportazione di rifiuti pericolosi dall’Europa ai Paesi in via di sviluppo e queste navi per legge sono considerate come tali» spiega Patrizia Heidegger, direttore di Shiprebaking Platform.
Di conseguenza «l’Italia avrebbe dovuto assicurare che questi traghetti fossero smantellati e riciclati in maniera appropriata in un Paese dell’Ocse» avverte il direttore di Shiprebaking Platform.
Tuttavia oggi, lo stratagemma più comune per liberarsi delle vecchie navi in cantieri con standard ambientali e di sicurezza sul lavoro meno rigorosi che in Europa, incassando un maggiore profitto, è quella di ricorrere ad una “bandiera di comodo”, quando la nave è venduta per essere smantellata.
I tre traghetti della Tirrenia, secondo i dati raccolti da Shiprebaking Platform, sono passati dalla bandiera italiana a quella di Saint Kitts and Nevis, che insieme a Comoros, Tuvalu, Togo e Sierra Leone è stata fra le più gettonate delle navi finite sulle coste di Bangladesh, Pakistan e India nel 2013.
Il nuovo regolamento Ue appena entrato in vigore, che sarà applicabile al massimo fra cinque anni, prevede un eco-riciclo solo in strutture certificate, ma non prevede incentivi economici per evitare che gli armatori non ricorrano alla «bandiera di comodo» per aggirarlo.
Per questo toccherà alla Commissione europea valutare entro il 2015 se proporre un meccanismo d’incentivo dello smantellamento verde.