1140 le vittime, 24 gli anni passati dalla tragica notte del 10 aprile 1991. L’incidente della Moby Prince ritorna a far parlare di se ad ogni anniversario e ogni volta che le domande si ripetono, ogni volta le risposte non arrivano. Tutto questo da ben 24 anni.
Come afferma Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera “Fare finalmente luce sul drammatico incidente della Moby Prince, oltre che un dovere civile e istituzionale, è l’unico modo per onorare la memoria di quanti persero la vita a bordo e rispettare il dolore dei loro familiari”.
“Sebbene la sentenza d’appello sullo scontro tra il traghetto di linea Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo imputi questa tragedia a nebbia ed errore umano, restano aperti molti dubbi e forti perplessità. Per fare piena luce sulla tragedia della Moby Prince – conclude Realacci – torno a chiedere ai ministri interrogati se intendano attivarsi presso il Governo degli Stati Uniti d’America per sapere se esistano le immagini e le registrazioni dei tracciati satellitari delle navi presenti nella rada del porto di Livorno, il 10 aprile 1991 e, nel caso, chiederne l’acquisizione”
Anche Luchino Chessa, figlio del comandante del traghetto dice la sua, scrivendo una lettera aperta al presidente del Consiglio Matteo Renzi per chiedere di aprire gli archivi di Stato e fare luce sul disastro.
“Ancora noi familiari attendiamo di sapere la verità nella speranza di una giustizia che plachi la nostra rabbia”. In Senato sta andando avanti una proposta di legge per istituire una commissione di inchiesta parlamentare: “Noi familiari non ci siamo mai sentiti così vicino al risultato di avere a disposizione un strumento politico che possa fare luce sugli innumerevoli dubbi della vicenda. Le chiedo gentilmente un suo pubblico appoggio alla nascente commissione di inchiesta. Non capisco il suo silenzio, non capisco perché non può spendere anche poche parole che danno un evidente sostegno a chi in Senato e alla Camera si sta impegnando in un importante passo politico, e che danno anche conforto e forza di andare avanti a noi familiari. E ancora perché continua con il silenzio, dopo le nostre innumerevoli richieste di rendere pubblici tutti i documenti dello Stato che in qualunque modo possono essere utili alla verità?”.