C’è qualcosa di particolare nei relitti di navi, qualcosa che incuriosisce e che accende l’immaginazione dell’uomo. È un pensiero di angoscia, che però si mescola alla grandezza di ciò che è stato: da mezzo di trasporto a oggetto inerte che giace negli abissi.
Sarà forse che le navi non sono semplicemente mezzi di trasporto, ma sono veicoli di storie, di vite intrecciate, di incontri, di addii, di lavori sfiancanti come di divertimenti e molto altro ancora. Sono dei piccoli mondi che vagano, e quando si inabissano, portano con sè parti di quelle vicende, che restano immortalate negli scafi come fossero istantanee della storia.
L’Unesco stima che siano oltre 3 milioni le carcasse di navi, non solo affondate, ma anche abbandonate, sparse per il mondo. Alcune riposano su spiagge bellissime, altre sono diventate il paradiso dei sommozzatori e dei fotografi.
Senza necessità di citare i relitti più famosi e più discussi, ve ne sono moltissimi altri che godono di meno fama pur essendo altrettanto affascinanti.
Vogliamo dedicare uno speciale di Lo sapevate che…? a questo argomento, vogliamo raccontarvi qualcuna di queste storie, cominciando dal Mar Sem Fin (Mare senza fine), uno yacht brasiliano affondato proprio il 7 aprile del 2012, nella baia di Ardley Cove in Antartide.
Lo yacht, lungo circa 20 metri, apparteneva al famoso giornalista e imprenditore brasiliano João Lara Mesquita, che stava girando un documentario nelle gelide acque antartiche.
Quel giorno il vento si alzò fino a 100 km/h facendo ciondolare l’imbarcazione “come un cavallo imbizzarrito in un rodeo”, secondo la testimonianza di un membro dell’equipaggio.
Il Mar Sem Fin era ormai intrappolato nel ghiaccio quando gli uomini di bordo contattarono i soccorsi della Marina Cilena per essere salvati. E questo in effetti avvenne, anche se per le condizioni avverse del mare, l’operazione durò 2 giorni interi.
João Lara Mesquita scrisse queste parole sul suo blog:
“E poi, con il vento forte e le onde alte, la nave Frei arrivò da noi. La nostra evacuazione è stata epica. Quando la nave era vicina, ognuno di noi si è letteralmente gettato tra le braccia di tre membri dell’equipaggio cileni. Per fortuna tutto è andato bene.”
Sfortunatamente però il Mar Sem Fin non potè essere salvato dalla tempesta, in primo luogo poichè si verificò quel fenomeno chiamato “compressione”, per cui le acque gelate circondano lo scafo anch’esso ghiacciato, spaccandolo.
La baia in cui avvenne la vicenda è poco profonda, tanto che durante il periodo in cui lo scafo rimase sommerso, risultava comunque visibile appena sotto il pelo dell’acqua.
Visibile… e spettacolare, immerso in quella penombra azzurra semicristallina.
Nel 2013 è stato estratto dalle acque per volere dello stesso giornalista nonchè proprietario, che è riuscito a tornare sul luogo con un team di esperti, che hanno attaccato e poi gonfiato delle boe tutt’intorno all’imbarcazione facendola riemergere. È stata poi rimorchiata a riva e sono state recuperate le attrezzature di bordo, ma pare che una riparazione si sia dovuta escludere a causa dei danni che ha subito durante i molti mesi sott’acqua.
Pare che sia ancora in attesa del suo destino.
Il Mar Sem Fin era diventato abbastanza celebre in seguito a questa vicenda, tanto che per il periodo in cui giaceva nel mare, era conosciuto come il Sunken yacht (yacht sommerso).
Restate con noi su Pazzo per il Mare per conoscere altre affascinanti storie dei relitti di mare!
Alla prossima.