L’intervista: ILENIA NOVELLA, TERZA UFFICIALE COPERTA CARNIVAL CRUISE LINE

Ilenia Novella, 25 anni di passione – da Bellizzi – per il mondo “nave” come le mille luci della vicina Salerno, dalla finestra cittadina con vista privilegiata sulla costiera più ricercata al mondo alle grandi navi da crociera per scoprire gli angoli più belli del globo. Non fatele storcere il naso quando le ricordate che Salerno è quella città vicino Napoli…per Ilenia rivedere il golfo di Salerno è sempre un’emozione.

Vogliamo spiegare ai nostri lettori in cosa consiste il tuo lavoro a bordo delle navi da crociera? Funzioni, responsabilità etc

Essere Ufficiale di Navigazione è un lavoro pieno di responsabilità ma che dà tante emozioni e soddisfazioni. C’è il monotono lavoro d’ufficio in cui bisogna stare dietro alle numerose procedure, in continua evoluzione.

Ci sono poi le ispezioni dell’equipaggiamento di bordo, partendo da lance di salvataggio, zatterini, ecc. È importante assicurarsi che siano safe (sicure). Si fanno spesso esercitazioni di emergenza, in questo modo tutti i membri dell’equipaggio hanno modo di memorizzare bene le mansioni e i doveri in caso di emergenza reale.

La sicurezza delle persone a bordo è la priorità, una vocazione. La parte che preferisco è la navigazione, la condotta della nave: è in quei momenti che si vive davvero il mare.

Il tuo percorso di studi, le tue scelte da ragazza ed i tuoi obiettivi di allora?

Diplomata presso il Nautico Giovanni XXIII di Salerno. Dopo il diploma ho effettuato uno stage dalla durata di un mese presso la compagnia SNAV imbarcando sul traghetto Snav Sardegna. Ho ottenuto il mio primo imbarco (a due anni dal diploma) con la Carnival Cruise Line e sono tuttora con loro. 

Mi innamorai delle navi all’età di 12 anni, quando andai in crociera per la prima volta con la mia famiglia. Rimasi affascinata dalle manovre, non capivo come potesse fare una nave così grande a spostarsi seguendo una direzione precisa.

Da lì nessuna esitazione, quello sarebbe diventato il mio lavoro. Quello era il mio unico obiettivo, nonostante qualcuno provasse a farmi cambiare idea. La mia famiglia invece mi ha sempre spronata ed appoggiata.

Il ricordo del primo giorno d’imbarco a bordo, come è andata? Quali sensazioni, emozioni, ricordi?

Emozioni indimenticabili. Mi sentivo spaesata, ma anche terrorizzata ed eccitata al tempo stesso. Non avevo idea di come sarebbero stati i colleghi e soprattutto il lavoro. C’è differenza tra quello che si studia a scuola e quello che poi si trova realmente a bordo. Non sapevo cosa aspettarmi. Una sensazione però mi è stata chiara fin da subito: quello era il mio posto.

Essere una donna e lavorare in un ambiente prettamente maschile di suo come quello marittimo, ti ha mai creato problemi con i colleghi uomini? Come ti hanno accolto, come è stato e come è il tuo rapporto con i colleghi?

Sono abituata dai tempi del nautico a stare in ambienti prettamente maschili: dopo un po’ impari il modo di pensare e ti ci adegui, in un certo senso. Ho conosciuto colleghi che mi hanno insegnato molte cose, che stimo tanto come persone e professionalmente.

Alcuni colleghi sono diventati amici, con cui confidarsi e sfogarsi dopo una giornata di lavoro che è stata più dura delle altre.

Purtroppo ho lavorato anche con colleghi che di umano avevano solo l’aspetto, forse. Ho incontrato colleghi che si sentivano in potere di dire qualsiasi cosa gli passasse per la testa: commenti sessisti su quello che secondo loro avrebbe potuto o dovuto fare una donna, perché secondo loro le navi non sono posti per donne <<Dovresti sposarti e restare a casa a crescere i figli>>.

C’era chi invece dava “consigli” su quanto truccarmi, su come vestirmi o su quale parte del corpo avrei dovuto rifare. Per non parlare degli sguardi insistenti che vuoi o non vuoi ti ritrovi addosso: è così difficile guardare una donna negli occhi?

Si arriva ad un punto in cui non reggi più certe cose, in cui non ti viene nemmeno più da ridere a determinate battute.

Secondo la tua personale esperienza di donna marittimo, rispetto ai colleghi uomini è più difficile lavorare a bordo?

Il lavoro in sé non è più difficile, qualsiasi persona preparata e appassionata può farlo. 

Credo però che essere donna lo sia, in qualsiasi settore, a causa del contesto culturale in cui viviamo. Ogni essere umano dovrebbe essere rispettato e avere le stesse possibilità a prescindere dall’identità di genere, dal colore della pelle o dall’orientamento sessuale, ma siamo ancora lontani da questo. Negli anni sono diventata sempre più consapevole della realtà: non si può più far finta di niente e giustificare qualsiasi cosa.

Spero che le persone – soprattutto le ragazze – che leggeranno questa intervista capiscano che certe cose non devono andare per forza in un modo, solo perché è sempre stato così. È una tematica che mi sta molto a cuore. Ognuno di noi dovrebbe dare peso alle parole, soprattutto perché la maggior parte delle volte non sappiamo la storia della persona a cui ci rivolgiamo.

Giornata tipo di lavoro a bordo? Dalla sveglia al pigiama, raccontaci tutto

L’andamento della giornata dipende dal turno di guardia. Ogni guardia è composta da due turni di 4 ore ciascuno: la prima 04-08 e 16-20, la seconda 08-12 e 20-00, la terza 12-16 e 00-04. Ci sono inoltre due ore di straordinario che possiamo gestire come preferiamo.

In questi anni ho fatto per la maggior parte prima guardia: sveglia alle 3.30, colazione dopo le 8 e poi due ore di straordinario; pausa pranzo, pisolino e si ricomincia con la sveglia successiva alle 15.30.

Questa è la guardia in cui si riesce a vivere di più la vita di bordo, infatti dopo cena faccio spesso un giro in area passeggeri, e in cui si riesce a ricavare un po’ di tempo per scendere a terra. Purtroppo si dorme anche di meno.

La seconda e la terza invece sono le guardie in cui riesco a gestire meglio il tempo libero, anche se di terza guardia è quasi impossibile riuscire a scendere per svago. Alla fine se ci si organizza si riesce a fare tutto, in qualsiasi guardia.

Il ricordo di un episodio più simpatico ed uno antipatico nella tua carriera?

C’è una cosa risalente al mio primo imbarco da allieva, che mi fa sempre molto ridere. Alcuni miei colleghi mi fecero credere che le barelle del centro medico erano delle canoe, usate per recuperare i naufraghi! Il ricordo più antipatico che ho è una brutta discussione con un mio collega, al tempo io ero allieva e lui secondo. Era sempre il mio primo imbarco, son cose che non ci si aspetta ma che fanno capire che giungla c’è là fuori.

La nave oltre ad essere il tuo luogo di lavoro è anche la tua casa, nel tempo libero cosa ti piace fare? Come trascorri i momenti di relax?

La cabina diventa il mio piccolo mondo. Quando sono stanca preferisco leggere, guardare film o serie tv, soprattutto prima di dormire. Quando mi sento più attiva vado in palestra, per scaricare lo stress. Quando ho bisogno di rilassare la mente preferisco fare meditazione o una passeggiata all’aria aperta, respirando l’odore del mare. E quando trovo il team giusto una bella partita a biliardino al crew bar!

Cosa ti manca di più a bordo durante il periodo di imbarco?

Mi mancano molto la famiglia e le amiche, specialmente mia sorella. Mi manca tanto il cibo di casa. Mia nonna inizia il conto alla rovescia già due mesi prima dello sbarco, mi chiede sempre cosa voglio trovare a tavola e la mia risposta è la stessa da 5 anni: salsiccia e friarielli, parmigiana e la mia amata mozzarella di bufala.

Come hai vissuto il periodo di stop alle crociere? Che effetto ti ha fatto vedere le navi ferme e senza passeggeri? Durante lo stop eri a bordo? Raccontaci della tua esperienza durante il coronavirus

Durante lo stop ho avuto la fortuna di essere a bordo, ma è stato un imbarco davvero difficile. Eravamo rimasti bloccati sulla nave, nessun porto ci faceva entrare, aeroporti tutti chiusi, voli annullati.

I membri dell’equipaggio, che normalmente si prendono cura dei passeggeri, dovevano ritornare a casa. Ma come? La compagnia a questo punto ha assegnato ad alcune navi della flotta il compito di rimpatriare questi crew members: a noi è toccata l’Asia. La traversata è durata circa due mesi e spesso non avevamo segnale per rimanere in contatto con la famiglia e il resto del mondo.

Nonostante tutto è stata una bella esperienza, ho avuto l’opportunità di attraversare l’equatore e due oceani, Atlantico e Indiano, e di imparare tante cose nuove. Una volta sbarcata parte dell’equipaggio, siamo rimasti circa in 200 a bordo. Giravo per la nave vuota, senza passeggeri, alcune zone a malapena illuminate e altre completamente buie.

Era tutto così strano, di certo non ci si aspetta di vedere una nave da crociera in questo stato. I tempi in cui la nave era piena di gente e di vita erano lontani. Mi rendevo sempre più conto di quanto fosse reale e globale questa pandemia: il mondo si era fermato. Sono sbarcata il giorno del mio compleanno, dopo 7 mesi e mezzo passati a bordo, 4 dei quali senza toccare terra.

Cosa ti manca di più della vita di bordo in questo momento di stop forzato?

Mi manca poter viaggiare, vivere la nave e la vita di bordo, quella che un tempo era la normalità. 

Prospettive per il futuro? Nel 2031 dove sarà Ilenia?

Ho tanti progetti e non solo in ambito marittimo…Da poco sono entrata nel team Sogniamo in Grande, grazie a Marco Polito – il fondatore del progetto – ed Emanuele Longhi che hanno creduto in me. Un’iniziativa di cui sono molto entusiasta.

È un percorso formativo che nasce con lo scopo di motivare ragazzi e ragazze, che escono da scuola o che già navigano, mostrandogli nuove tecniche per affrontare al meglio il mondo del lavoro: a partire dalla preparazione del cv, lettere di presentazione, comunicazione nei colloqui, tecniche di memoria per gli esami, come trovare imbarco ecc.

Penso spesso che se avessi avuto a disposizione un aiuto come “Sogniamo in Grande” dopo il diploma sarebbe stato tutto molto più semplice da affrontare. Quest’anno ci sono molte novità in arrivo, inizieremo ad approfondire anche il lato psicologico legato alla vita di bordo, tematica da sempre sottovalutata. Per non perdervi nulla seguiteci sui social!

Fra 10 anni potreste trovarmi ancora per mare, magari al comando di una nave.

Non vedo dei figli nel mio futuro, non ho il desiderio di diventare mamma, almeno per ora.

C’è una frase di Oscar Wilde a cui tengo particolarmente: “attento a ciò desideri, perché potresti ottenerlo”. Penso spesso ai miei desideri e a cosa fare per renderli reali: i pensieri portano alle azioni e sono proprio le azioni che portano ai risultati. Non basta pensare che ce la farai, devi fare qualcosa affinché ciò che vuoi avvenga.

È la mia vita e solo io so come viverla al meglio: sono in rotta, punto alle stelle.

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