INTRO: VERONICA RISO, Commissario di Bordo da Gioia Tauro, baciata dal sole come la sua Regione, una ragazza tutta d’ oro rosso di professionalita’, passione e perseveranza per il lavoro che svolge
Come è iniziata la tua carriera? Dagli studi al lavoro a bordo, raccontaci del tuo percorso?
Tutto inizia tra i banchi di scuola, la maestra di italiano chiese a me e ai miei compagni cosa volessimo fare da grandi? Io, risposi l’ingegnere navale.
La mia passione per il mondo marittimo è nel mio DNA, mio nonno, è sempre stato un umile pescatore, stimato da tutti nel mio paese che è Gioia Tauro. Spesso l’osservavo mentre cuciva la rete da pesca, preparava l’attrezzatura e curava la sua barca, un giorno, seduta accanto a lui gli dissi “quando diventerò grande ti farò costruire una barca più grande di questa così dirai questa l’ha progettata mia nipote” .
Purtroppo questo non è mai successo perché è andato via troppo presto, caparbiamente ho scelto l’istituto nautico, sono stata sempre appassionata alle materie studiate e volevo imparare sempre di più a livello pratico.
L’istituto nautico (F. Severi), mi ha dato l’opportunità grazie all’alternanza scuola/lavoro, di salire a bordo delle navi traghetto della provincia di Reggio Calabria, e così, all’età di 16 anni mi sono trovata giù al portellone del traghetto Giano, con un gilet catarifrangente, un casco bianco e le scarpe antinfortunistiche, sotto gli occhi dei marinai increduli di vedere una ragazzina di 16 anni, la prima per quella compagnia di navigazione.
A bordo mi sono sentita sin da subito a “casa” poiché toccavo con mano quel mondo che ho sempre desiderato, ricordo ancora la prima manovra al porto di Reggio Calabria sotto gli occhi del Primo ufficiale , questa esperienza ha fatto crescere in me la voglia di lavorare a bordo, accantonando, per un attimo, l’idea di diventare un ingegnere navale.
Dopo il diploma, purtroppo non ho mai trovato lavoro per ciò che avevo studiato, non mi sono arresa, anzi ho sempre avuto più “fame” per entrare in questo mondo.
A novembre 2021 inizia la mia carriera lavorativa come assistente commissario di bordo, una svolta per il mio libretto di navigazione e per l’esperienza maturata in precedenza, ma soprattutto un lavoro totalmente differente dal mio percorso di studi.
A soli 19 anni, mi sentivo persa e spaesata, con la paura di non essere all’altezza della mansione che stavo andando a ricoprire, ho patito la mancanza della mia famiglia, diverse notti le ho trascorse a piangere in cabina, spesso mi sono addormentata tra le lacrime cullata dalle onde del mare.
Il lavoro di marittimo è difficile, specie se hai 19 anni e sei sola a fare i conti con te stessa, su una nave con un equipaggio che in un certo senso diventa la tua “famiglia” per 3 o 4 mesi consecutivi, solita routine, in mezzo al mare con albe e tramonti mozzafiato ma soprattutto con maltempo, dove talvolta il collegamento alla rete telefonica non funziona e i tuoi pensieri sono sempre rivolti agli affetti a casa.
Purtroppo dopo questa prima esperienza tanto dura per me, per il mio carattere, non ho avuto più il coraggio di affrontare questa vita, ad ogni imbarco mi sentivo sopraffatta, andavo in ansia ed infine ho deciso di rinunciare. Mi sono tuffata nella la carriera universitaria per coltivare il mio sogno da bambina soffocando questa delusione, ma dentro di me qualcosa fremeva ogni qual volta ascoltavo parlare del mondo marittimo, di esperienze a bordo etc.
A marzo 2023, sopraffatta dai rimorsi e talvolta non sodisfatta della mia scelta ho deciso con coraggio di affrontare le mie paure, invio nuovamente il mio curriculum per ritornare a bordo e vengo scelta.
Stesso porto, stessa nave ed inizia così il mio contratto di 50 giorni, inizialmente terrorizzata e con la consapevolezza di non portarlo a termine, tuttavia appena ho messo piede a bordo ho capito dentro di me che qualcosa doveva cambiare, dovevo essere forte, determinata a portare a termine il mio obiettivo e finire il contratto.
In questa seconda esperienza arrivano le prime delusioni ma soprattutto le prime grandi soddisfazioni, scalo la gerarchia in poco tempo, vengo contattata dalla compagnia Caronte&Tourist, con la possibilita’ di navigare vicino casa, da sempre un sogno nel cassetto che credevo irrealizzabile. Lusingata e quasi incredula dalla proposta di ricoprire la mansione di Commissario di Bordo, così a 22 anni!
La tua giornata tipo a bordo? Dalla sveglia al pigiama..
La mia giornata lavorativa inizia verso le 8:00 del mattino, comunico il buongiorno ai passeggeri annunciando l’apertura delle colazioni, mi interfaccio con il ponte di comando per confermare l’eta (tempo di arrivo in porto) e programmare la giornata.
Il mio lavoro consiste soprattutto nella direzione dell’equipaggio di camera, organizzo il lavoro al personale, invio le mail di routine, compilo file e documenti, mi assicuro che tutti siano tranquilli e che nella squadra ci sia equilibrio.
Nel tempo libero cerco di riposare, nella tratta in cui sono impiegata, molte volte finisco il turno di lavoro alle 3:00 del mattino, per cui nel tempo libero provo a rilassarmi ed avere la mente riposata.
La cosa più importante che ho imparato è che il cliente viene prima di tutto, la mia premura è la soddisfazione del passeggero. A volte diventa difficile accontentare tutti, il ruolo che ricopro ha proprio questo scopo, anche se non sempre si riesce.
Quando si pensa al “mondo nave” si pensa sempre a un ambiente prettamente maschile, secondo la tua personale esperienza, come è per una donna lavorare a bordo?
Da sempre quando si parla dei marittimi si associa il termine ai soli uomini, io mi sono ritrovata a 16 anni ad essere l’unica ragazzina a bordo.
Una donna che intraprende questo percorso, deve essere una donna forte, a prescindere dal ruolo, in base alla mia esperienza,, essere un capo servizio a 22 anni di uomini molto più grandi di me, non è sempre facile, cerco sempre di trovare la giusta linea per creare un ambiente sereno nel rispetto dei gradi, dei ruoli e del genere.
Cosa ti manca di più quando sei imbarcata? La prima cosa che fai non appena sbarchi?
Quando imbarco la cosa o per meglio dire le persone che mi mancano di più sono le mie sorelle e mio fratello, sono loro che mi danno la forza di andare avanti e ad ogni sbarco sono le prime persone che aspetto con ansia di riabbracciare.
Anche se giovanissima, dove sarà Veronica tra 10 anni?
Tra 10 anni avrò 32 anni, non so cosa mi riserverà la vita, il mio sogno più grande è senza dubbio quello di diventare mamma, a livello lavorativo vorrei realizzarmi professionalmente, finire gli studi di ingegneria e perché no, magari lavorare in un cantiere navale senza sottrarre del tempo alla mia famiglia.